Nei grandi cicli industriali di protezione del materiale ferroso la ramatura occupa un posto importante. Essa, infatti, pur non fornendo un rivestimento protettivo fine a se stesso, costituisce uno strato intermedio ottimo per la susseguente nichelatura, sì che opportuni depositi rame-nichel-cromo su ferro risultano di alto valore protettivo e perciò raccomandabili sotto ogni aspetto.
La protezione del rame elettrodeposto su ferro è di carattere catodico: è, cioè, il ferro l’anodo solubile nella pila ferro-rame che si genera tramite l’umidità. Pertanto il film di rame deve essere relativamente spesso e compatto, cioè con porosità ridotta al minimo, per conseguire la massima protezione. Se, inoltre, si tien conto che anche il deposito totale rame-nichel-cromo su ferro può ritenersi a protezione complessivamente catodica, va da sé che il galvanotecnico deve preoccuparsi di ottenere lo strato galvanico protettivo della massima compattezza.
Nel caso del rame o del nichel elettrodeposti opachi su ferro e necessitanti di pulitura meccanica, questa, a causa dello schiacciamento e livellamento dei pori, riduce notevolmente la porosità e realizza uno strato compatto e resistente. Ciò spiega anche il maggior valore protettivo dei depositi doppi rame-nichel.
Molti capitolati esteri consigliano infatti nelle loro norme unificate l’accoppiamento rame-nichel per la migliore protezione del materiale ferroso, purché lo spessore del rame sia almeno il 50 % di quello del nichel.
La ramatura è largamente impiegata come strato intermedio nella nichelatura, argentatura,doratura, ecc. dell’alluminio e sue leghe, dello zinco e sue leghe (pressofusi) , nelle leghe con alta percentuale di piombo o stagno od antimonio, su cui non sarebbe possibile l’elettrodeposizione di altri metalli senza pregiudicarne l’aderenza.
Il rame può essere elettrodepositato da soluzioni ove trovasi allo stato bivalente (soluzioni rameiche) e da soluzioni in cui è monovalente (soluzioni rameose). Nel primo caso si utilizzano solitamente bagni al solfato, al fluoborato, al solfammato, ecc.; nel secondo caso bagni al cianuro.
Effettuando ramature da soluzioni rameose (bagni al cianuro) e supposto un rendimento catodico di corrente del 100%, 1 A/h depositerebbe g 2,372 di rame; dalle soluzioni rameiche (p. es. bagni al solfato), invece, con lo stesso rendimento di corrente, si depositerebbe g 1,186 di rame, vale a dire la metà, a causa, logicamente, dell’equivalente elettrochimico diverso (vedi leggi di Faraday).
Se non che, mentre nelle soluzioni rameiche il rendimento è molto vicino al 100%, in quelle rameose di solito esso scende al 70 e al 50%; fanno eccezione alcuni bagni al cianuro, assai concentrati e di appropriato esercizio, che fra l’altro possono essere utilizzati anche ad elevate densità di corrente.
Attualmente sono i bagni al cianuro e al solfato quelli maggiormente utilizzati. Questi ultimi si lasciano spesso preferire per il costo minore e per la maggior stabilità chimica. Anche i bagni al fluoborato, quelli al pirofosfato e quelli alle ammine vanno affermandosi.
Ciò che però determina in modo assoluto la scelta del bagno è il tipo di lavoro e la natura del metallo-base. Così la maggior parte delle soluzioni rameiche acide non possono essere utilizzate per ramare direttamente l’acciaio e lo zinco, poiché su questi il rame si depositerebbe già per immersione e in forma poco aderente.
Spesso si usano i bagni alcalini diluiti al cianuro per produrre un primo sottile deposito, giacché detti bagni possiedono buon potere penetrante e originano depositi sottili aderenti; poi si continua l’elettrodeposizione con bagni acidi rameici, p. es., bagni al solfato, oppure con bagni al cianuro concentrati (bagni rapidi) o, meglio, con bagni al pirofosfato.
Quando l’elettrodeposizione necessita di un buon potere penetrante da parte del bagno, è bene orientarsi verso i bagni al cianuro o al pirofosfato.
Gli anodi comunemente usati sono quelli elettrolitici laminati e la loro superficie deve essere per lo più uguale a quella catodica. Essi possono rimanere immersi nei bagni alcalini anche senza elettrolisi; non così per i bagni acidi nei quali si avrebbe dissoluzione di rame anche senza elettrolisi. Utile l’insacchettamento in nylon, in polipropilene o in terilene.
Le vasche per i bagni alcalini sono in ferro e in resine adatte, con riscaldatori e aspirazione; per gli altri bagni in piombo, gomma, polietilene, vipla e materie plastiche varie.
Bagni al cianuro
BAGNI COMUNI – Sono anche chiamati bagni cianalcalini diluiti, ossia a basso contenuto in rame. Sono molto usati e la loro diffusione è soprattutto dovuta alle ottime proprietà penetranti e di aderenza dei depositi.
Chimicamente hanno per sali fondamentali una serie di complessi di cuprocianuri che si originano con l’aggiunta di sali rameici o rameosi (cianuro rameoso) a soluzioni di cianuro di potassio o di cianuro di sodio; quest’ultimo composto è il più usato per il suo minor costo nei confronti del sale potassico.
- Ciclo con inversione periodica della corrente – La corrente anodica dissolve le rugosità e permette di ottenere depositi più lisci, esenti da pori e tendenti al brillante; l’attacco degli anodi è più uniforme e si possono usare densità di corrente elevate. Il ciclo più frequentemente adottato è di 15 secondi di deposito per 5 secondi d’inversione.
- Ciclo con corrente interrotta – L’interruzione della corrente è di 2-3 secondi per 8-10 secondi di deposito. I vantaggi di questa tecnica, sono l’aumento della lucentezza e la possibilità di usare densità di corrente più elevate.
Rendimento di corrente- Il rendimento di corrente dei bagni cianalcalini di ramatura a basse temperature oscilla tra il 40 % e il 70 % ; di solito è 60 %. Elevando la concentrazione in cianuro complesso di rame e la temperatura (bagni rapidi) è possibile raggiungere un rendimento di corrente quasi del 100 %.